Massimo Volume Una Buona Scusa Per Andarmene Lyrics
Alfredo aveva un debole per tutte le ragazze
che entravano nel suo negozio
Il desiderio più grande che aveva era questo
possederne una mentre contrattava la vendita
di una cinta o di una borsa
Con una cinta era convinto che sarebbe stato più facile
Avrebbe detto una o due frasi a doppio senso
Le avrebbe stretto le mani intorno alla vita
facendole notare l'eleganza delle rifiniture
o l'esclusività della fibbia
Secondo il suo ragionamento lei avrebbe capito
di trovarsi di fronte un uomo
e non uno dei ragazzini a cui era abituata
Non restava che chiudere la porta e abbassare la serranda
e per dio
le avrebbe fatto il culo!
Sul serio, glie lo avrebbe messo nel culo così, senza preamboli
L'eccitazione gli faceva dimenticare la sigaretta
che teneva sempre tra i denti
anche mentre parlava
La cenere cadeva
Lui cominciava a bestemmiare
e a soffiare sopra le pelli, distese sul tavolo da lavoro
E se fosse passata sua moglie
e avesse trovato il negozio chiuso alle 11 di mattina?
Elencava mille stratagemmi per questa eventualità
E poi
'Uno non può chiudere il negozio neanche per un'ora
dopo che si fa il culo tutto l'anno
non si sa nemmeno in nome di che?'
Tutte queste idiozie
Alfredo le raccontava a me
Avevo cominciato a lavorare da lui
solo per aiutarlo a consegnare in tempo una partita di cinture
che gli era stata commissionata da una ditta di abbigliamento
Ma, fatta la consegna
lui continuò a chiamarmi
'Te la senti di venire anche domani?'
Non riusciva più a fare a meno di me
ero diventato la sua valvola di sfogo
Mi raccontava tutto quello che gli succedeva
Sapevo dei suoi debiti con le banche
di quelli col suocero
che gli aveva anticipato i soldi per aprire il negozio
Sapevo tutto del suo rapporto con la moglie, che non amava
e che nei suoi deliri immaginava di tradire
con chiunque gli rivolgeva la parola
'Mia moglie è un cesso', mi diceva
'In tutta sincerità, Mimì
non credi che mia moglie sia un cesso?'
Cosa avrei potuto rispondergli?
Loro due erano soci nella gestione del negozio
Lei, che era la più responsabile dei due
spesso lo prendeva in disparte
e gli chiedeva a bassa voce se ero proprio necessario
lì, in negozio, tutti i giorni
Il negozio andava male
e non c'erano soldi per pagare un'altra persona
Il suo discorso sembrava più che ragionevole
ma lui andava su tutte le furie
'Sono io che passo tutto il giorno qui dentro
Lo so io se ho bisogno o meno di qualcun'altro'
'Mia moglie è gelosa', mi diceva quando lei se ne andava
'Ha paura che io e te insieme
ci facciamo tutte le ragazzine che entrano qui dentro'
Il negozio di Alfredo era su due piani
Sotto c'era il negozio vero e proprio
sopra il laboratorio
Lì passavamo quasi tutto il tempo
Sedevamo a due tavoli, uno di fianco all'altro
Alfredo tagliava la pelle
ne faceva delle strisce e le accumulava sul mio tavolo
Io mi curavo delle rifiniture
Ci passavo sopra delle creme, tingevo i bordi
Portavo tutto il giorno dei guanti di plastica
che era come infilare le mani dentro due buste della spesa
Le dita colavano di sudore
e la sera, quando li toglievo
mi ritrovavo la pelle squamosa
Portavo quei guanti perchè i lucidi che usavamo erano tossici
Ogni ora ero costretto a uscire fuori
Fermo, sulla porta d'ingresso
restavo stordito per qualche minuto
mentre mi riempivo i polmoni di aria fresca
La paga era di 6000 lire all'ora
Una miseria, anche per quel periodo
Sommando tutto
la paga bassa
la noia
lo stato delle mie mani
e i racconti da maniaco di Alfredo
ero arrivato alla conclusione che avevo bisogno
di una buona scusa per andarmene
Ma arrivò l'estate
e Alfredo convinse me e la moglie
che mai, come in quel periodo, sarei stato indispensabile
Avrei venduto i loro articoli nella bancarella
che ogni anno aprivano sul lungomare
Avremmo lavorato su due fronti
la mattina insieme in negozio
il pomeriggio io mi sarei trasferito nella bancarella
dove Alfredo mi avrebbe raggiunto, una volta chiuso il negozio
E così andò
La sua era l'unica bancarella
tra tutte quelle che riempivano il lungomare di Alba Adriatica
che doveva essere montata tutti i giorni
Il pomeriggio ci trovavamo alle tre, nel suo garage
Caricavamo tutti i pezzi e partivamo in macchina
Al sole il metallo, che formava l'intelaiatura della bancarella
diventava incandescente
Facevamo ridere tutti, con quei pezzi di ferro roventi
che ci passavamo da una mano all'altra
le facce che tradivano una smorfia di dolore
Lui forse si rendeva conto che mi stava chiedendo
più di quello che anche in nome dell'amicizia
avrebbe potuto chiedermi
Allora pensava di farmi tornare di buonumore
raccontandomi di tutte le fighe che aveva a disposizione
prima di conoscere Anna, la moglie
e prima di cominciare quel lavoro del cazzo
Oppure raccontava di come quella mattina
fosse stato sul punto di scoparsi questa tipa
che da tempo ronzava intorno al negozio
'Poi è arrivato quell'imbecille di Peppe Carminucci
proprio quando stavo per spingerla sulla scala a chiocciola
dove avevo intenzione di farmela, appoggiato allo scorrimano'
Alle tre e tre quarti se ne andava
e per le successive quattro ore il lavoro diventava umano
Venivano gli amici a trovarmi
Ascoltavamo un po'di musica dallo stereo
che avevamo trasferito lì dal negozio
Qualcuno andava a prendere delle birre
Facevamo commenti sulle ragazze che passavano sul lungomare
In fondo era prevedibile che uno come Alfredo
avrebbe trovato qualcosa da ridire in tutto questo
Quando tornava, verso le otto
e mi trovava insieme a qualche amico, subito urlava
'Quanta roba ti sei fatto fregare oggi, coglione?!'
Oppure si avvicinava e diceva
'Quanto hai fatto?'
'La gente è al mare al pomeriggio, Alfredo
Chi vuoi che venga a comprare una borsa di pelle?', dicevo io
'Sei tu che non ci sai fare
E poi dì la verità
non te ne frega un cazzo di vendere questa roba
Vorresti andare in giro con quei tossici dei tuoi amici
a non fare un cazzo tutto il giorno
Tanto c'è papà che paga'
Io gli rispondevo che non avevo nessun papà che pagava per me
Allora lui correggeva il tiro
'Non mischiarti con loro', diceva
'Siamo fatti di un'altra pasta, noi
Noi sappiamo che significa farsi il culo'
Ma io ero stanco di lui
e del lavoro
delle sue cazzate
e non facevo niente per cercare di calmarlo
Allora lui cominciò a dire che i miei amici gli fregavano la roba
'Lo sai benissimo che non è vero', gli dicevo io
Ma lui arrivò al punto di dirmi
'Se li rivedo ancora qua intorno caccio anche te'
'Conviene che me ne vada subito, allora', dissi
Non credo se lo aspettasse
ma cercò di mascherare la sorpresa
'Vattene pure
Mi ero sbagliato
Sei della stessa razza di quei coglioni'
Non ribattei niente e andai a casa
La sera uscii e non tornai prima delle tre di notte
Riconobbi la sua macchina
parcheggiata proprio di fronte a casa mia
Nell'attesa aveva abbassato lo schienale del sedile
per stare più comodo
Doveva essere lì da parecchio tempo
Appena mi vide scese immediatamente dalla macchina
'Mimì, devo parlarti'
'Cosa c'è?', gli dissi
Pensavo di aver risolto la questione quel pomeriggio
Non ero preparato a riprenderla in quel momento
così, a bruciapelo
'Perdonami, sono un coglione', disse
'E' lo stress, capisci?
Lo sai anche tu come sono messo
Credi che mi diverta?
Lo sai gli sforzi che ho fatto per tenerti a lavorare con me
Fosse stato per Anna non saresti durato più di due settimane
E non dirmi che non hai bisogno di soldi'
'Non è questo', dissi
'E' per quello che è successo oggi?
Scusami, ho sbagliato, te l'ho detto
Devo dirti un'altra volta che sono un coglione?
Sono due notti che non dormo
Anna mi rompe i coglioni
suo padre mi rompe i coglioni
Tu sei un amico, che cazzo significa questa storia
che non hai più voglia di lavorare da me?'
Gli occhi cominciavano a riempirglisi di lacrime
Non ero preparato a questo
'Significa quello che ho detto
Non ho voglia di parlarne adesso'
'Vuoi prenderti due o tre giorni di vacanza?
Sei stanco...'
'Non ho detto questo
Ho detto che non ho voglia di parlarne adesso'
Allora fece questo gesto
che mi lasciò immobilizzato per un attimo
e mi fece capire quanto fossi importante per lui
Si inginocchiò
Tra la portiera aperta della macchina e me
lui si inginocchiò
piangendo
Feci la prima cosa che mi venne in mente di fare
Corsi verso il portone di casa e mi infilai su per le scale
Il cuore mi batteva
Quel gesto mi aveva spaventato
Entrai in casa e andai in bagno
Senza accendere la luce scostai le tendine dalla finestra
Lo vidi mentre rialzava lo schienale del sedile
e chiudeva la portiera
Restai a guardarlo fino a quando non scomparve completamente
in fondo a Viale De Gasperi
Mi calmai e andai a letto
Cercai di spostare il pensiero
da quello che era successo a cose più frivole
per rilassarmi
come faccio ancora
Poi il pensiero tornò su Alfredo, meno forte
quasi diluito da questi altri pensieri
Non avrei più voluto incontrarlo
a costo di cambiare strada, se me lo fossi trovato di fronte
Ma c'era quest'altro pensiero che mi inquietava
e da cui non riuscivo a liberare la mia mente
Chi altro, nel corso della mia vita
aveva mai dimostrato di avere così tanto bisogno di me?
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